aprile

Per il capoluogo una tappa verso il riconoscimento del Doc
Brillano le argille d'arte
Arriva il titolo di "Città della Ceramica"

(l'unione sarda)Il primo passo è stato fatto e ora sembra proprio che il traguardo del doc, in fatto di ceramica sembra non più tanto lontano.Nei giorni scorsi c'è stata la conferma: Oristano è entrata nell'Associazione italiana "Città della Ceramica". L'adesione all'organismo con sede a Faenza segue il riconoscimento della città sarda, come Comune di antica tradizione ceramica, da parte del Consiglio nazionale Ceramico. Un vero risultato che premia l'arte artigiana dei ceramisti oristanesi, ormai riconosciuta da antica data. L'iniziativa intende creare una rete nazionale dei centri che hanno tramandato l'uso artistico dell'argilla, e a stabilire rapporti di reciproco scambio informativo e di collaborazione, per attivare un sistema di promozione e sviluppo. Intanto, a Oristano il comitato di esperti che dovrà attivare il marchio doc per la ceramica oristanese prosegue con gli studi preliminari. Presieduto dal funzionario comunale Enrico Massidda, il comitato comprende i rappresentanti delle associazioni degli artigiani e con loro opera anche la docente dell'Istituto d'arte "Contini" di Oristano, Adriana Baschieri.

"Il numero uno della ceramica sono io"
(il resto del carlino) Mattia Vernocchi è il "numero uno". Il giovane ceramista gambettolese, di 21 anni, sabato sera nella tramissione televisiva "Numero Uno" , Rai Uno, condotta da Pippo Baudo, ha infatti sbaragliato gli avversari: cinque ceramisti provenienti da Sciacca, Faenza, Deruta, Grottaglie e Cagliari. Mattia Vernocchi, diplomato Maestro d'arte presso l'Istituto d'Arte di Faenza, era stato scelto attraverso la selezione effettuata a Faenza alla quale hanno partecipato 15 ceramisti. Le prove su cui Mattia Vernocchi si è cimentato con gli altri concorrenti sono state tre: un vaso in creta al tornio, un decoro su un piatto, e una scultura libera. Per ogni prova i concorrenti avevano a disposizione 7 minuti di tempo. Mattia ha lavorato sull'originalità per cui ha volutamente evitato quei lavori tradizionali della ceramica d'arte, è così riuscito ad esprimere una capacità e una espressività davvero uniche. A Mattia Vernocchi, primo classificato, è andata in premio la bella cifra di 5 mila euro. A Gambettola l'altra sera moltissimi giovanni hanno accolto alla stazione l'arrivo del loro beniamino al quale anno tributato una grande festa. tante congratulazioni ma anche tante domande, la più frequente delle quali riguardava Paola Barale, davvero un bel soprammobile. di Vincenzo D'Altri

cerreto sannita A GIUGNO LA BIENNALE Manifesto per la ceramica
(il denaro) Rivalutare la ceramica: questo il filo conduttore della terza edizione della "Biennale della ceramica contemporanea" che sarà inaugurata a Cerreto Sannita il prossimo 22 giugno. Nel corso della presentazione, svoltasi nella Camera di commercio di Benevento, è stata illustrata, in particolare, l'iniziativa "Il Manifesto della ceramica". "Con questo manifesto - spiega Salvatore Cipolla - vogliamo lanciare un messaggio in tutta Italia per dire che la ceramica è la forma d'arte più importante. Chiederemo a tutti di esprimere per iscritto un pensiero sulla ceramica per poi raccogliere i pensieri nel catalogo della Biennale".

Le opere nell'aula magna della Laba, in via Don Vender Le ceramiche in mostra tra "terra, ferro e fuoco" Baroldi, Frascati, Fuga, Renzini e Vezzola sono gli artisti
(bresciaoggi) Modellare e ricreare. Nell'aula magna della Laba (Libera accademia di belle arti), in via don Vender 66, una rassegna di artisti mette in campo le potenzialità tecniche e poetiche di alcuni materiali: ceramica e ferro sono alla base di una struttura conoscitiva inedita, che e sce alla fine del processo di manipolazione: "Terra - ferro - fuoco" è il titolo della mostra, che ne puntualizza le componenti materiali ed espressive. Alberto Baroldi, Paolo Frascati, Mariano Fuga, Franco Renzini e Nadia Vezzola (che ritroviamo anche nell'aula della Pieve di Urago Mella, con un'ampia personale realizzata in ceramica raku) sono gli artisti di questa "carrellata" sulla ricerca plastica e di arti applicate. Mentre Nadia Vezzola porta in primo piano il duplice percorso, di un intimismo che macera ma materia per spremere emozioni e di un racconto incantato, Paolo Frascati, utilizzando il ferro, si direbbe voler ricostruire gli archetipi espressivi, attraverso la semplificazione del segno. Anche Franco Renzini utilizza la materia per scrivere racconti, a volte fiabe, scaturiti dall'emersione meditata e improvvisa ad un tempo di sogni - segni; mentre Alberto Baroldi si muove alla ricerca di un significato, anche di una sottile ironia, nella struttura e nelle forme modellate. Infine con Mariano Fuga entriamo nell'archetipo della figura rappresentata: il teatrino - so ggetto di molte sue opere - è, da sempre, realtà e finzione; la rappresentazione di un reale che non esiste, e tuttavia va alla disperata ricerca di verità. Con il teatro, con i movimenti selezionati e fermati dalla ceramica, da un racconto suggerito, Fuga sottolinea questa tautologia di chi riflette sul rappresentare la rappresentazione, metafora sul senso dell'affannarsi, o del muoversi della vita. Alla fine, tutto ritorna (o sembra ritornare) nell'ordine consueto della raffigurazione che mima la vita, standone estranea. Una dimostrazione positiva come si possono utilizzare tecniche, materiali (e idee) per costruire progetti poetici che vengono da differenti percorsi: a conferma che l'arte non ha mai una strada sola, e spesso, sono i percorsi appartati, accantonati dalle mode sulla cresta dell'onda, quelli che alla fine portano in campo le più risposte verità. m.c.

Museo della ceramica dieci opere restaurate con i fondi regionali
(il giornale di vicenza) (r.b.) Un "Cristo deposto dalla croce" è l'opera di maggior spicco di un lotto di una decina di oggetti che sono stati collocati in esposizione dalle festività pasquali, al pian terreno del "Museo civico della ceramica" di Nove. Questo gruppo di opere sono in visione per la prima volta al pubblico, dopo gli accurati interventi di restauro compiuto dal professor Antonio Cornacchine di Este. Tali restauri tra l'altro sono stati interamente finanziati dalla Regione Veneto. Le opere sono di pregevole fattura e vanno ad arricchire le già ricche collezioni di palazzo De Fabris, in centro a Nove, sede del museo della ceramica. Il "Cristo deposto" è l'opera più importante del gruppo di oggetti portato a fine restauro e ora esposti nelle bacheche del museo novese, prima del restauro le condizioni erano molto precarie, ora si presenta come una vera scultura, della lunghezza di 90 centimetri. "Probabilmente questo Cristo, privo di qualsiasi supporto, sarà stato in origine attorniato dalle statue della Vergine Maria, dalla Maddalena e San Giovanni - spiega Katia Brugnolo, conservatore del museo - La statua è stata sistemata a livello plastico, inizialmente era in quattro pezzi, malridotta, inoltre sono state reintegrate le lacune cromatiche. Quest'oggetto è di produzione veneta, forse di manifattura novese. Interessanti sono anche gli altri oggetti che attorniano il "Cristo Deposto", si tratta di alcuni piatti, quasi tutti dell'800 tra questi uno in terraglia della fabbrica "Passarin", decorato a rilievo con figura femminile al centro, interessanti anche dei piatti in maiolica dipinti con ghirlande di fiori del diametro di 23 centimetri. Ma la professoressa Brugnolo fa notare anche la restituzione all'originario splendore di statuette di splendida fattura, di produzione novese, si tratta di una figura di dama da 17 centimetri d'altezza decorata a colori leggeri, uno splendido gruppo scultoreo dell'altezza di 21 centimetri su base da 15 per 11, in terraglia della fine del '700 con dama e gentiluomo a passeggio, notevole poi il "putto con conchiglia elevata" di fine '700 in maiolica policroma, oggetto riproposto fino ai giorni nostri dalle produzioni novesi, dell'altezza di mezzo metro le cui condizioni prima del restauro lo rendevano praticamente irriconoscibile. Formano parte del gruppo di oggetti restaurati con i fondi regionali anche un vasetto polilobato decorato a motivo floreale, originale infine la "gondola" in maiolica della lunghezza di 35 centimetri, decorata a fiori e fabbricata dalle manifatture novesi a fine del XVIII secolo. Questi oggetti rimarranno in visione al museo civico per alcune settimane.

NASCE A SUCCIVO IL MUSEO ARCHEOLOGICO DELL'AGRO ATELLANO Vasi e ceramiche della Campania italiota di Antonio Arricale
(il denaro) E' stato inaugurato ieri (venerdì 5 aprile), a Succivo, il Museo Archeologico dell'Agro Atellano. Il taglio del nastro è stato preceduto da un convegno curato dall'Archeoclub locale, che si è svolto nel pomeriggio presso l'auditorium Paolo VI, in piazza IV Novembre, cui hanno partecipato, tra gli altri, il soprintendente regionale Stefano De Caro, il prefetto di Caserta Carlo Schilardi, l'assessore regionale alla Cultura Teresa Armato, il vescovo di Aversa Mario Milani e, naturalmente, il sindaco di Succivo Salvatore Tessitore.L'inaugurazione della struttura museale, arrivata dopo un'attesa di ventisei anni, è avvenuta con il contestuale allestimento della mostra "Necropoli Orientalizzante di Gricignano di Aversa" curata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Napoli e Caserta e dal comune di Succivo. Il Museo dell'Agro Atellano, questa la denominazione, è situato in via Roma, nei locali dell'ex caserma dei Carabinieri, una struttura realizzata nel 1878. Il progetto viene da lontano. Le prime significative scoperte si ebbero nel marzo del 1966, quando venne alla luce il mosaico della città dell'area urbana. Sulla scorta di quei rinvenimenti, circa dieci anni dopo, alcuni giovani del posto, tra cui Salvatore Di Vilio (attuale assessore alla cultura), Pasquale Perrotta, Franco Crispino, si appassionarono a quelle vicende e all'archeologia. Nel '75 nacque l'associazione Pro Atella presieduta da Giuseppe Petrocelli, che spinse affinché fossero ripresi gli scavi. Il Museo Archeologico dell'Agro Atellano raccoglie, dunque, reperti emersi dagli scavi, compiuti in occasione di lavori pubblici o privati dell'area. Sono circa mille gli esemplari contenuti che appartengono ad una epoca storica che va dalla preistoria all'età Romana Imperiale: vasellame, ceramica varia, in particolare oggetti emersi dalla necropoli, oggetti in bronzo, colonne delle città. Sono presenti anche esempi di intonaco paretale, che mostrano segmenti di una pittura molto raffinata e stucchi. La ceramica invece appartiene a quel genere definito "italiota-campana", tipico delle zone sia di Cuma e sia di Capua. La mostra "Necropoli Orientalizzante di Gricignano di Aversa", invece, espone i corredi dell'Orientalizzante Antico (fine VIII - inizi VII sec. a. C.) provenienti dalla necropoli indagata nell'area dell'insediamento Marina degli Stati Uniti di Gricignano d'Aversa.

NOVE TERRA DI CERAMICA. Le suggestioni di una mostra e qualche idea innovativa (il gazzettino) L'"Oscar dell'uovo" ai f.lli Lorenzon
Una singolare rassegna al "De Fabris" particolarmente apprezzata dai visitatori durante il periodo pasquale (il gazzettino) Nove Ha ottenuto un lusinghiero successo la quarta rassegna "Uovo in Ceramica 2002" promossa dall'associazione Nove Terra di Ceramica. Presso i locali dell'istituto per la ceramica Giuseppe De Fabris é stata allestita una bella mostra di uova pasquali realizzate in ceramica, materiali semirefrattari, maiolica, terraglie ed impasti colorati, opere tradizionali ed espressioni contemporaneo-innovative realizzate da artisti locali, ma anche lavori provenienti da Catania, Faenza, Genova e dall'Accademia dell'Arte di Verona. "È nata dalla consapevolezza che qui a Nove risiedono le "radici" di quest'arte ceramica - ha affermato Arturo Comacchio, uno degli organizzatori dell'evento - l'idea di una manifestazione annuale in cui raccogliere e mettere assieme opere d'arte e d'ingegno per dare nuovi stimoli creativi all'arte della ceramica cotta". Da quest'anno é arrivato anche un riconoscimento particolare: l'Oscar dell'Uovo, che intende premiare le realizzazioni più innovative. Il trofeo, un soggetto traforato e dipinto in oro zecchino, é stato assegnato ai Fratelli Lorenzon di Nove per un'opera di impronta sicuramente tradizionale ma contraddistinta da alcune innovazioni. La giuria era composta dal ceramista Arturo Comacchio, dal prof. Attilio Bertolin e dal consigliere comunale bassanese Pierdomenico Bonomo, esperto d'arte. Per i giurati esprimere il loro giudizio non é stato certamente facile poiché molte erano le opere in concorso che meritavano apprezzamento. Dal prossimo anno - ha anticipato Comacchio - gli Oscar dell'Uovo saranno due: uno per la categoria dell'uovo tradizionale e un altro per quella dell'uovo "innovativo". Alessandro Carraro

CERAMICA DI SAMANTHA TORRACCHIPREMIATA IN UN CONCORSO REGIONALE
(la nazione) MONTALE - Un tondo in ceramica realizzato da Samantha Torracchi , studentessa 23enne, verrà premiato, insieme ai lavori di altri giovani toscani, nell'ambito del concorso regionale "La creatività giovanile-Un investimento per il futuro". La cerimonia si terrà a Firenze, il 18 aprile, in piazza ss. Annunziata, in occasione della presentazione del "portale giovani" della Regione. Le opere premiate verranno esposte in una mostra collettiva all'Istituto degli nnocenti di Firenze. Lo scopo del concorso è quello di sostenere le iniziative dei giovani in diversi campi dell'ingegno umano, dall'informatica alle arti, dal cinema alla letteratura. Samantha Torracchi ha partecipato nella sezione "arti figurative", realizzando l'opera premiata, titolata Il tempo che fu, durante un corso di "modellatura e formatura della ceramica" frequentato a Sesto Fiorentino. Il tondo è stato già esposto alla Mostra dell'artigianato di Firenze oltre ad aver vinto il concorso "L'arte del decoro e il decoro dell'arte" di Sassuolo (Modena). Attualmente la giovane artista, che risiede a Stazione, studia chimica all'università per diventare "operatore tecnico per i beni culturali". "Il mio tondo - spiega Samantha - reinterpreta i motivi del bello classico perché la bellezza del passato deve ispirare anche noi giovani per il futuro". Giacomo Bini

UN ATELIER DELLA CRETANELLA BOTTEGA DEI VASAIA DUE PASSI DAI NAVIGLI
(il giorno) È a due passi dai Navigli in un caratteristico cortile della vecchia Milano dove una volta si stagionavano i formaggi. In corso San Gottardo 14 c'è "La bottega dei vasai", un laboratorio artigianale dove tra terre, colori e lustri d'ogni genere si plasmano vasi e altri oggetti. Un atelier un po' fuori moda dove gli scaffali sono stracolmi di ciotole, sculture, vasi, e di tutto ciò che si può fare plasmando la terra. Poi ci sono i forni di cottura, il torno e tutti quegli oggetti che ci ricordano antichi mestieri . La "Bottega" è stata fondata nel lontano 1979 da Emanuele Napoli. E proprio in questi giorni espone (orario 10-22) le sue collezioni più recenti: "Poesie di creta" di Lamberto Correggiari e "Big-Thin" di Emanuele Napoli. Proprio in corso San Gottardo qualche tempo fa sono state realizzate cento paia di scarpe da tennis in ceramica che sono state rivisitate da cento artisti, architetti e personaggi famosi e poi battute all'asta da Finarte a favore della rivista da strada "Scarp de tenis". Dopo un primo periodo di produzione di ceramica tradizionale, già verso la metà degli anni Ottanta "La bottega" è diventata luogo di ricerca e di sperimentazione per il recupero e il riutilizzo in chiave moderna di uno dei più antichi e malleabili materiali a disposizione dell'uomo che, sin da tempi antichissimi, si è servito della "terra" per creare oggetti di sopravvivenza, ma anche di decorazione e abbellimento degli ambienti in cui vivere.

APRE LA MOSTRA DELLA CERAMICA
(la nazione) LA SPEZIA - Organizzata dalla Dante Alighieri, col patrocinio della Provincia, si aprirà martedì 16 aprile alle 17, nella sala Ravaioni del complesso "2 Giugno" in viale Aldo Ferrari la "Mostra della ceramica", alla sua terza edizione e da quest'anno a livello nazionale. La mostra è stata coordinata dalla prof Marisa Marino, ceramista e docente di tecniche artistiche. Saranno esposte opere di artisti di Liguria, Lombardia, Veneto, Toscana e Emilia. Questi gli artisti spezzini: Rosanna Borghi, Gabriella Carta, Giorgio Federici, Giovanna Guidone, Serena Lombardi, Marisa Marino, Nina Meloni, Fabrizio Mismas, Franca Molignani, Vanda Mongillo, Franca Innelli, Anna Nevoli, Giuliana Paolini, Pietro Ravecca, Maria Rosa Taliercio e la scuola media "Fontana".

Tre workshop nei weekend all'Associazione culturale Artelier, iscrizioni aperte Corsi di affresco, illustrazione e ceramica
(il mattino di padova) L'Associazione culturale Artelier di via Cesare Battisti 54, diretta da Youliana Manoleva, propone la propria nuova programmazione di corsi di pittura ad olio, acquerello, acrilico e disegno, sviluppando ttemi specialistici come il ritratto, il nudo e il paesaggio. Inoltre Artelier dedica spazio ai bambini con un laboratorio, per valorizzare le loro capacità espressive naturali. Ora, assieme ai corsi, l'associazione attiva tre workshop speciali, dedicati all'affresco, all'illustrazione e alla ceramica. I laboratori, tenuti da professionisti, permettono l'avvicinamento alle materie anche agli appassionati, senza dover affrontare complessi e lunghi piani di studio o appartenere ad associazioni di categoria. La formula del workshop è stata scelta perché permette un'immersione totale in una tecnica, non sempre adatta ad essere suddivisa in più lezioni, e per la comodità di chi lavora durante la settimana o abita lontano. L'affresco, di Eloisa Gobbo, si svolgerà in due weekend per un totale di 24 ore. La tecnica dell'affresco è così chiamata perché si esegue sull'intonaco fresco; i colori si fissano con la calce conferendo alla superficie una particolare intensità e durevolezza. Gli obiettivi del corso sono quelli di acquisire una corretta metodologia operativa nel raggiungimento di uno o più manufatti. L'illustrazione, di Valentina Mai, si svolgerà in tre weekend aprile-maggio per un totale di 48 ore. L'arte del suggerire, imparare dagli errori, credere nel brutto anatroccolo, l'unione fa la forza, fare tante gite in libreria: l'applicazione di questi consigli pratici e teorici in un progetto d'illustrazione editoriale o per la comunicazione pubblicitaria. In particolare sarà dedicato ampio spazio al tema del libro illustrato. La ceramica di Youliana Manoleva e Chiara Piovan, si svolgerà in due week-end a maggio per un totale di 32 ore. La ceramica da almeno 8 mila anni segnala l'esistenza delle civiltà. Ancora oggi si possono altrettanto felicemente realizzare opere d'arte basate solo sull'attività manuale e l'uso sapiente e controllato di diverse argille e smalti, delle tecniche di modellato e cotture, giungendo alla costruzione di oggetti carichi d'inventiva formale e cromatica. E' possibile iscriversi ai workshops alla sede di via Cesare Battisti 54 il martedì dalle 9 alle 12 e il mercoledì e giovedì dalle 17 alle 20. Per informazioni: tel. 049.755976; e-mail: artelierØinwind.it; sito internet: www.genie.it/utenti/artelier.

In mostra piatti di seicento anni fa
(il corriere della sera) MANTOVA - Una delle tante chicche della Settimana della cultura (in corso in tutta Italia fino a domenica) è l'esposizione di oltre cento piatti in ceramica graffita mantovana e in maiolica faentina, trovati negli scavi al castello di Quistello, costruito nel X-XI secolo, ceduto ai Gonzaga nel Trecento e demolito all'inizio del Settecento per volere degli austriaci. I reperti, datati fra il XV e il XVIII secolo, saranno esposti fino a domenica nella sezione già attiva del Museo archeologico nazionale di piazza Castello. Secondo gli esperti, tra cui la direttrice del museo di Faenza Carmen Ravanelli Guidotti, il vasellame rinvenuto in riva al Secchia e riordinato dallo studioso padovano Michelangelo Munarini è strepitoso per qualità, tipologia e quantità. Ma perché tante ceramiche e maioliche preziose, degne della corte, in un castello di provincia? Due le ipotesi: o le stoviglie si trovavano in quel luogo in occasione di una manifestazione oppure vi erano depositate in attesa di raggiungere un mercato specializzato o un acquirente facoltoso. (L. An.) Museo archeologico, piazza Castello, Mantova, fino a domenica, orari: da mercoledì a sabato 8.30-19.30; domenica 9.30-14.30. L'ingresso è gratuito. Informazioni tel. 0376.320003

E TUTTA GUALDO TADINO RISPLENDERÀ DI CERAMICA
(la nazione) GUALDO TADINO - Recuperare un'identità artistica e culturale per il centro storico resa, anche visivamente, la "città della ceramica". Un autentico rilancio estetico, che potrebbe coinvolgere tutto il territorio. Questa la prospettiva suggerita dall'Agac (associazione gualdese degli artisti della ceramica) al Comune e all'associazione commercianti. Mauro Mordenti, il presidente dell'Agac, parte dalla constazione che il centro si è progressivamente spopolato e ora è interessato da rilevanti lavori per la ricostruzione post sismica, ritenuti occasione propizia per ricostituire legami anche culturali con il passato: edifici, piazze, vicoli dovranno avere progetti tenendo presente un arredo urbano adeguato. Così si suggeriscono varie prospettive per inserire decori in ceramica tradizionale: nicchie medievali, archi, pareti, scalinate potrebbero ospitare pannelli decorati a lustro e riflesso; targhe e numeri civici dovrebbero essere in ceramica; così andrebbero sostituite targhe e insegne metalliche o plastificate di abitazioni, negozi, uffici pubblici e privati. E' una sfida in positivo quella che viene lanciata e che vedrebbe impegnati in uno sforzo creativo gli artisti della ceramica, ma anche di altri settori, come gli artigiani del legno e del ferro battuto. Alberto Cecconi

Guido Crepax e Vittorio Giardino con Cottoveneto Comics, ceramiche d'autore
Valentina Dal Zilio
(la tribuna di treviso) Formelle e pannelli come fogli di carta per vignette d'autore. Cottoveneto, leader nella ceramica dell'abitare, ideatrice della linea lapidea "I sassi del Piave", rende omaggio a Guido Crepax e Vittorio Giardino, maestri riconosciuti del fumetto internazionale che con i loro disegni hanno anticipato tendenze contemporanee e conferito al fumetto dignità d'arte. In occasione della ventiseiesima edizione di Treviso Comics alcune delle opere realizzate nell'atelier dell'azienda trevigiana sono state esposte nello spazio allestito presso la Camera di Commercio in piazza Borsa fino alla conclusione della manifestazione. Impaginati in un ideale libro d'illustrazione gli interventi su ceramica di Crepax e Giardino parlano una lingua contemporanea attraverso la ceramica. Formelle e pannelli che rubano istantanee a personaggi, come Valentina, facenti parte dell'iconografia della nostra epoca. Guido Crepax nasce a Milano nel 1933 e firma il primo grande successo nel 1957 con i disegni della campagna pubblicitaria della benzina Shell premiati con la Palma d'Oro. Nel 1963 si riavvicina al mondo del fumetto e qualche anno più tardi idea l'indiscutibile protagonista delle sue storie: Valentina. Anche la storia di Vittorio Giardino vanta importanti successi. Nato nel 1946, a trent'anni si avvicina al mondo del fumetto. Collabora con Il mago, sulle cui pagine nasce il personaggio Sam Pezzo e con il mensile Orient Express dove esce a puntate Rapsodia Ungherese. I lavori su ceramica dei due fumettisti (nelle foto sopra) sono esposti stabilmente presso il Museo della Ceramica.

Nella settimana della cultura il museo cittadino sarà aperto dalle 8.30 alle 19.30
Un week end di ceramica no stop
L'iniziativa in collaborazione con l'associazione Pragma

(gdm) GROTTAGLIE - Arte, Ceramica e Cultura. Connubio e sintesi di quanto offre Grottaglie tutto l'anno. E, nello specifico in questa settimana particolarmente dedicata alla Cultura, con una vera e propria apertura no-stop dei tesori e del grande patrimonio artistico. In occasione della Settimana della Cultura, infatti, si stanno consumando molteplici iniziative promosse per favorire a largo raggio soprattutto la pregiata arte ceramica. Particole rilievo riveste l'apertura ininterrotta del Castello Episcopio, che ospita il Museo della Ceramica. Il lungo week-end da oggi fino a domenica 21, infatti, presenta l'apertura prolungata ed ininterrotta: dalle 8,30 del mattino alle 19,30. L'iniziativa è resa possibile dagli intenti comuni dell'Amministrazione comunale e dell'Associazione Pragma Onlus. Proprio l'Associazione Pragma, che cura lo sportello informativo turistico presso il Castello Episcopio, garantirà infatti l'apertura straordinaria di tutta la struttura a titolo volontariato e gratuito, offrendo anche visite guidate al Museo della Ceramica nelle ore pomeridiane del prossimo fine settimana. "Grottaglie ha nella Ceramica la propria vetrina - commenta l'assessore alla Cultura Marisa Patruno -. Per questo diamo volentieri il nostro contributo alla Settimana della Cultura proponendo quella che potremmo definire una vera e propria full-immersion in questo fantastico mondo. Una mano ce la offre in modo naturale il pregiato Museo della Ceramica che, grazie alla sua copiosa e preziosa collezione si spalanca per ospitare come sempre i tanti visitatori che giungeranno in questo fine settimana". "Siamo impegnati da anni sul fronte della salvaguardia e valorizzazione delle risorse culturali del territorio - commentano all'Associazione Pragma Onlus - ci sembra dunque doveroso offrire un ulteriore servizio a quanti amano ed apprezzano l'Arte e la Cultura e condurre i visitatori anche in orari insoliti all'interno di questo meraviglioso mondo, che è quello della Ceramica". Per maggiori informazioni gli interessati possono rivolgersi al numero verde 800.545.333.

Ex Villa Gnecchi
Mostra di ceramica e porcellana a Cologne

(brescia oggi) Iniziati ad ottobre, si concluderanno tra pochi giorni a Cologne i corsi di lavorazione e decorazione di ceramica e porcellana. Sono stati frequentati da 13 ragazze, da un bambino delle elementari e da un bambino delle medie, che hanno usato, alcuni la tecnica dei lustri, altri la tecnica dell'effetto marmo, sotto l'attenta guida di Albina Vezzoli. Studenti e insegnanti si stanno adoperando per allestire una mostra dei lavori al centro pastorale parrocchiale. L'inaugurazione è fissata per oggi pomeriggio alle 17, nel suggestivo scenario offerto dal parco dell'ex villa Gnecchi, le cui stanze presentano affreschi del famoso pittore Giuseppe Teosa. Le sale della mostra resteranno aperte fino alle 21 e il giorno dopo, domenica, dalle 15.30 alle 21. Riapriranno giovedì 25 e sabato 27 aprile, al mattino dalle 10 alle 12, al pomeriggio dalle 15 alle 21. Tutti i lavori realizzati, piatti, servizi da caffè, ciotole, bomboniere, vasi e soprammobili, saranno messi in vendita ed il ricavato sarà devoluto ai bambini delle due scuole materne, quella delle suore missionarie francescane e quella statale. m.tu.

MIRACOLO D'ARTE
(il giorno) SESTO SAN GIOVANNI - Sono in pochi a conoscere la vera storia dell'Annunciazione di Sassu. Il ricordo della sua donazione si è sbiadito nel tempo. E con il passare degli anni, era sempre più difficile che qualcuno riuscisse a riconoscere un'opera d'arte in quella ceramica così poco curata. A volerla con grande determinazione fu Carlo Masini, presidente dell'Ospedale Maggiore di Milano da cui nacquero i nosocomi di Niguarda-Ca Granda e di Sesto San Giovanni, rimasti poi uniti per diversi decenni. Il presidente Masini voleva lasciare un segno tangibile di questo legame di filiazione e pensò di regalare all'ospedale sestese un'Annunciazione, in ricordo della Santissima Annunziata a cui è intitolato l'Ospedale Maggiore. L'opera fu richiesta a Sassu quando ancora la costruzione della struttura sanitaria era appena iniziata, dopo anni di problemi burocratici legati all'acquisizione del terreno e superati grazie a una donazione da parte del Comune. La prima pietra fu posata dal sindaco Abramo Oldrini all'inizio del '58, anno in cui Sassu realizzò un modello in bronzo dell'Annunciazione, di cui fece anche un disegno tuttora esposto nell'ingresso del Policlinico milanese di via Sforza. Con il completamento dei lavori, la ceramica fu messa nell'atrio. "Ogni volta che passavamo da Sesto per andare in studio - ricorda Carlos Julio Suarez Sassu, figlio di Aligi Sassu - il maestro mi ricordava che nell'ospedale c'era una sua Annunciazione molto bella e che dovevamo tornare a vederla". Ora quella splendida opera, del valore di circa 50mila euro, è nel cuore dell'edificio centrale appena ristrutturato. "L'Annunciazione è uno dei nostri gioielli" ha detto il direttore del presidio, Giuseppe Sansonetti, ricordando il potenziamento e l'ampliamento del nosocomio: proprio questa mattina, infatti, con il ministro Girolamo Sirchia, è in programma l'inaugurazione del pronto soccorso, del blocco operatorio e della radiologia che trasformeranno l'ospedale in un Dipartimento emergenza-accettazione. "L'opera di Sassu è un fiore all'occhiello per il presidio sestese - ha detto il direttore dell'azienda ospedaliera, Giuseppe Spata -. Era doveroso valorizzarla, mettendola al centro di una struttura sempre più all'avanguardia". di Patrizia Longo

Enzo Marinelli al lavoro per l'anfora in ceramica per il presidente Ciampi (il messaggero) Sarà realizzata dall'artista ascolano Enzo Marinelli l'opera che il sindaco Piero Celani consegnerà al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione della sua visita alla città il 25 aprile prossimo. L'opera che Ciampi porterà in ricordo della città delle cento torri è un'anfora in ceramica, lavorata a mano, intitolata "Studio dell'archinatura", ovvero l'architettura, ricca di storia e di sovrapposizioni, di stili e epoche. Come in un paesaggio fiammingo del '600, Marinelli ha dato ad Ascoli un'immaginifica profondità che è allo stesso tempo forza e storia.

La ceramica artistica nei "Sogni" di Chiarenza (il gazzettino) Venezia (M.N.) S'intitola "Sogni" la nuova mostra di Marcello Chiarenza, regista e drammaturgo noto al pubblico veneziano per aver allestito un paio d'anni fa "Labirinto Mare", al Forte di Sant'Andrea, e "Ombra di luna", spettacolo di teatro-circo prodotto dalla Biennale. Chiarenza si occupa principalmente di teatro per ragazzi, in cui ama sviluppare soprattutto il mito, la fiaba, l'universo onirico del simbolo. Le sue attività artistiche parallele riguardano la figurazione, per lo più scultorea. Spesso espone le sue opere create con materiali semplici e vari: legno, fiori, semi, luce, terra. Una ventina sono le opere che Chiarenza ha esposto in uno spazio ridotto e stravagante: il negozio "Sabbie e Nebbie", specializzato nella ceramica artistica italiana e giapponese, accanto a Casa Goldoni, a S. Polo. Dove la mostra sarà gratuitamente visitabile fino al 30 aprile.

Terracotta, la riscossa dei fischietti
E' nato un gruppo di artigiani che vuol recuperare questa tradizione

(IL TIRRENO) MONTELUPO. La tradizione si era quasi persa, così l'amore per un oggetto con origini antichissime che ha avuto più funzioni nel passato, da giocattolo a richiamo usato dai cacciatori per gli uccelli. E' il fischio di terracotta che un piccolo gruppi di artigiani sta rivalorizzando. Sono sei persone, chi artista, chi impegnato in altre professioni, che hanno ripreso questa cultura legata a una lavorazione tipica della zona. Decisi a "far uscire dalla clandestinità i fischi", gli artigiani allestiranno una sezione speciale nell'ambito della Festa della terracotta a Samminiatello prevista a maggio. Il gruppo dei fischiettai si muove nell'ambito dell'Unione delle fornaci di terracotta che ha sede a Samminiatello, la "patria" della lavorazioni di vasi e orci. Si è aggregato da poco, dopo una mostra che si tenne a Sesto Fiorentino, all'istituto d'arte, sulle "Ceramiche a fiato". E da lì i terracottai sono partiti con la voglia di valorizzare un patrimonio altrimenti in via di estinzione. "Nel museo della ceramica di Montelupo sono in mostra alcuni fischietti di origine medievale - spiega Antonio Cavallini, uno del gruppo - nella zona qualche artigiano ha continuato questa lavorazione fino ad oggi ma quelli rimasti si contano sulle dita. Ora il nostro gruppo vuole recuperare questo manufatto minore". La composizione degli artigiani che, nell'ambito della terracotta, si dedicano ai fischi è varia. Tra loro, Luciano Cinotti è uno scultore. Anche Salvatore Platania, 45 anni, diplomato all'Istituto statale d'arte di Firenze all'Accademia delle belle arti, è un artista che, nella lavorazione dei fischi, si ispira alle civiltà dell'isola di Creta e della Mesopotamia. Invece, Alberto Cavallini, insegnante, si è avvicinato alla terracotta frequentando le botteghe di alcuni amici ceramisti. I suoi fischi hanno come soggetti gli animali, i personaggi delle favole, le figure dei Santi e le persone che incontra. Decora le figure con la tecnica, usata dagli Etruschi, dell'ingobbio, cioè con la terra di colori differenti e con ossidi di metallo. Mario Romagnoli ha ancora un'altra storia come fischiettaio: proviene da una famiglia con una formace che da generazioni lavora nella terracotta e ha partecipato a numerose mostre. Il lavoro per produrre un fischio può variare da alcune ore a una settimana. "La cassa sonora si fa in pochi minuti - spiega Alberto Cavallini - si parte da una pallina di terra con un foro di entrata e uno di uscita che è quello che produce il suono. Sulla cassa sonora si costruisce una figura o una storia che può impegnare anche per giorni e giorni". E, di conseguenza, questo fa variare anche il prezzo dell'oggetto, da due a 500 euro.

Ceramiche d'autore
(il tirreno) GROSSETO. Ieri nella chiesa dei Bigi è stata inaugurata "L'arte del fuoco", mostra di di Rita Congiu. La mostra dell'artista, nata a Viterbo, resterà aperta sino al 5 maggio. Molto belle le opere sulla ceramica e sulla porcellana, frutto di invenzione di impasti ottenuti dalla mescolanza di ossidi e lustri. La mostra è stata voluta dall'assessorato comunale alla cultura, con la partecipazione della banca di credito cooperativo della Maremma e della Bnl.

Ceramiche, sfilano 5 secoli di produzione dorata
(il giornale di sicilia) CALTAGIRONE. Si è inaugurata al Museo regionale della Ceramica di Caltagirone, nell'ambito della IV settimana della Cultura, organizzata dall'assessorato regionale ai Bb.Cc.Aa. e dal Museo regionale della Ceramica, la mostra "La ceramica dorata - Cinque secoli di produzione a Paterna" per far conoscere e ammirare il raro e suggestivo complesso di ceramiche a lustro, selezionate dai curatori della mostra per rappresentare un percorso di straordinaria bellezza e di efficace resa scientifica. La mostra rimarrà aperta al pubblico, tutti i giorni dalle 9,00 alle 18,30, sino al 21 ottobre 2002, presso i locali del Museo. Promossa ed organizzata dal Museo di Paterna e dal Museo regionale della Ceramica di Caltagirone quale esemplare carrellata sul mondo della ceramica sotto il regno d'Aragona, non a caso è volto a recuperare, alle soglie del terzo millennio, i valori di un Medioevo che fu fecondo e fertile di scambi commerciali e culturali, senza frontiere, che animarono le coste del Mediterraneo, i cui percorsi e le valenze, le cui influenze e le cui tangenze, sono ben e significativamente illustrati dall'esposizione cronologica e didattica dei reperti in possesso dei magnifici e ricchissimi musei di Paterna e Caltagirone. Attraverso 200 manufatti (albarelli, grandi piatti da parata, ciotole, vasi, mattonelle), concessi in prestito _ in larga parte provenienti da scavi archeologici o da relitti di navi _ si illustra in particolare la produzione di Paterna e la circolazione nei principali centri del Mediterraneo e in Sicilia. Con la dominazione aragonese in Sicilia si intensificarono le importazioni dell'antico regno di Valencia, sicch‚ il vasellame e le mattonelle maiolicate prodotte a Paterna (in verde e bruno) e a Manises (in blu, a lustro dorato) prendono il sopravvento, conquistando il mercato anche a discapito dei manufatti elaborati in altre località che ricadevano nei domini della corona d'Aragona, quali Maiorca, Teruel, la Catalogna. Nel corso della seconda metà del Quattrocento, tuttavia, alcune fornaci siciliane _ rimaste attive per una clientela locale _ recuperano in parte il passato prestigio, guadagnando consensi soprattutto grazie al vasellame da farmacia, in maiolica policroma. L'esposizione sottintende, quindi, ricerche orientate da un canto a rintracciare i reperti più significativi che potessero meglio rappresentare la forte incidenza delle importazioni in Sicilia dei manufatti ceramici dalla regione valenzana e dalle località comprese nei domini della corona d'Aragona, dall'altra tendente ad articolare, per adeguati campioni, una mappa indicativa della produzione indigena, anche al fine di poter stabilire diversità e convergenze nell'ambito del repertorio formale o ornamentale. Il vasellame prodotto dalle fabbriche siciliane di questo periodo, non di rado era destinato alle esportazioni, soprattutto verso la Spagna, com'è ampiamente testimoniato dal "quaderno delle gabelle" del regno aragonese. Il confluire, per motivi storico-politici, della componente ebraica e catalana della Sicilia, nell'area orientale dell'isola e soprattutto a Siracusa caratterizzerà la produzione del XV secolo con la realizzazione di vistose maioliche a lustro metallico, di gusto ispano-moresco. Del resto i motivi ornamentali della ceramica riflettono un universo di simboli e temi figurativi che è lo stesso di altre espressioni artistiche; le ritroviamo difatti tanto nei soffitti dipinti come nelle preziose stoffe. Bench‚ non manchino opere molto attraenti _ quali grandi piatti tesi iridescenti dal riflesso metallico, il seducente lustro _ sono stati privilegiati molti reperti restituiti dagli scavi o da relitti di navi, i quali ben trasmettono la portata dei commerci, fertile tramite di scambi culturali tra le regioni collegate dalle rotte mediterranee. A confermare la preziosità delle maioliche a lustro, diffuse in Sicilia nel XV secolo, vi è la significativa testimonianza dell'Annunciazione di Antonello da Messina nella quale è rappresentata una coppa decorata in blu e lustro dorato.

mostre parallele a caltagirone e paterna
(la sicilia) CALTAGIRONE - Due mostre analoghe sulla "Ceramica Dorata", una in Sicilia e l'altra in Spagna, con percorsi che si incrociano nella ricerca delle comuni radici. Un virtuale percorso a ritroso che si concretizza in pezzi di rara fattura, esposti nel Museo della Ceramica di Caltagirone e nel Museo di Paterna, nei pressi di Valencia. Due mostre parallele, dunque, per far risaltare quanto siano profondi i legami della nostra terra con quello che fu il Regno d'Aragona. Fino al 22 ottobre, nel Museo della Ceramica di Caltagirone, si potranno ammirare circa 200 manufatti tra albarelli, grandi piatti da parata, ciotole, vasi, mattonelle... concessi in prestito, appunto dal Museo di Paterna, provenienti da scavi archeologici o da relitti di navi. Ceramiche che si distinguono dalle altre pur pregevoli creazioni, per la caratteristica decorazione a lustro. Cinque secoli di produzione che non furono prerogativa soltanto del centro iberico, ma di molte importanti città del bacino del Mediterraneo, Siracusa in testa. Ne emergono i valori di un Medioevo che fu ricco di scambi culturali e commerciali, senza frontiere, che animarono le coste del Mare Nostrum. Un viaggio a ritroso, dunque, non per rimanerne prigionieri, ma per trarne l'ispirazione per proiettarsi nel miglior modo possibile nel nuovo Millennio. Con la dominazione aragonese in Sicilia si intensificarono le importazioni dell'antico regno di Valencia, sicché il vasellame e le mattonelle maiolicate prodotte a Paterna (in verde e bruno) e a Manises (in blu, o a lustro dorato), presero il sopravvento, conquistando il mercato anche a discapito dei manufatti prodotti in altre località che ricadevano nei domini della Corona d'Aragona, quali Majorca, Teruel, la Catalogna. Nel corso della seconda metà del Quattrocento, alcune fornaci siciliane riuscirono a recuperare parte dell'antico prestigio, guadagnando anche consensi grazie al vasellame da farmacia, in maiolica policroma. "L'importanza della mostra sui cinque secoli di ceramica dorata è fornita principalmente dal ceppo comune di storia fra spagnoli e siciliani - rileva l'assessore ai Beni culturali, Fabio Granata - tant'è che le nostre iniziative culturali sono state ben accolte alla recente Bit di Barcellona, a ribadire un tratto identitario, non dissimile tra noi, gli aragonesi, i catalani, i castigliani. Il Medioevo aragonese in Sicilia, ad esempio, fu fecondo dei valori dell'arte e soprattutto nella zolla orientale della nostra regione, nel campo della ceramica, questi valori si affermano in prossimità dell'evo moderno". Il vasellame prodotto dalle fabbriche siciliane durante la seconda metà del Quattrocento, non di rado era destinato alle esportazioni, soprattutto verso la Spagna, com'è testimoniato dal "quaderno delle gabelle" del Regno Aragonese. La confluenza, per motivi storico-politici, della componente ebraica e catalana della Sicilia, nell'area orientale dell'Isola e soprattutto a Siracusa, caratterizzerò la produzione del XV secolo con la realizzazione di vistose maioliche a lustro metallico, di gusto ispano moresco, ispirate ai modelli di Malaga. E' questo uno dei motivi per cui, probabilmente, dopo il 22 ottobre la mostra di Caltagirone sarà trasferita per quale settimana nel capoluogo Aretuseo. Sulle antiche maioliche siciliane continua ad esservi un crescendo d'interesse anche a livello internazionale. Rari pezzi di Caltagirone, Burgio, Sciacca e Santo Stefano di Camastra sono ammirate in diverse parti del mondo grazie alla mostra itinerante "Echi delle Sirene". Lillo Miceli

MATRICI Montecatini: bozzetti e ceramiche di Galileo Chini alle Tamerici
(il corriere della sera) Rinascimentale sì, ma del '900A essere precisi, il sottotitolo del catalogo (editore Maschietto) pubblicato in occasione di questa mostra di Galileo Chini (1873-1956), Affreschi e grandi decorazioni , poco ha a che vedere con la mostra stessa che, a prescindere da qualche piccolo particolare decorativo, allinea ovviamente opere mobili. Tra le quali vi sono bozzetti per affreschi, s'intende, di una speciale godibilità; e ceramiche (Galileo Chini esordì nell'interesse del pubblico con la produzione della manifattura "L'arte della ceramica"). Ma, per concludere questa precisazione in esordio, il libro che accompagna la rassegna è una monografia sull'artista, curata da Fabio Benzi, e con una serie di significativi interventi; l'esposizione va per conto suo, collocata nelle Terme Tamerici di Montecatini, di per sé luogo di intensa seduzione, con il quale l'artista toscano aveva avuto vari rapporti in vita; e consente di ricapitolarne il percorso, toccando varie fasi della sua attività. Chini non è stato trascurato dalla critica e dal pubblico, anche e in particolare negli ultimi dieci anni si sono succedute esposizioni delle sue opere, specie quelle relative alla sua permanenza alla corte del Siam. Ma ora viene ripresa l'attività dell'artista più o meno dagli esordi, quando egli si ispira al mondo preraffaellita; subito dopo il suo timbro stilistico ha ancora evidenti connotazioni liberty; un liberty che poi assumerà una fisionomia secessionista, specie dopo che alla Biennale di Venezia, luogo elettivo di molte presenze di Chini, egli avrà modo di vedere opere di Klimt. Sarà appunto nel secondo decennio del secolo che l'artista andrà a Bangkok, traendone lo spunto per sapidi orientalismi; e questi nella produzione successiva si caratterizzeranno in senso déco (non per nulla l'artista è tra gli italiani presenti all'Esposizione di Parigi del 1925). Ma durante gli anni '30-40, nel clima celebrativo del lavoro che costituisce uno dei principali filoni iconografici dell'arte di regime, Chini si esprime con un linguaggio plastico e asciutto, un simbolismo nutrito di emozioni dirette (si vedano i bozzetti per la serie di interventi nella Casa del contadino a Bologna). Eppure è sempre lui, riconoscibilissimo: e la matrice che permane in tutta la sua produzione è quella dei modelli rinascimentali toscani, un '400 rivisitato con sapienza e con amore. GALILEO CHINI Terme Tamerici Montecatini, sino al 30 giugno Tel. 0572/772480 Rossana Bossaglia